Il terremoto dell’Irpinia che si verificò il 23 novembre 1980 devastò Campania e Basilicata. Il sisma interessò una vasta area tra le province di Salerno e Potenza. Con una magnitudo di 6.9, è considerato uno dei più gravi terremoti della recente storia italiana.
Il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980
Una comune domenica che si trasformò in tragedia: la sera del 23 novembre 1980 alle ore 19:34 la terra tremò in larga parte del sud Italia. La scossa principale del terremoto dell’Irpinia fu di magnitudo M 6.9. Il sisma colpì una vasta area dell’Appennino meridionale con effetti devastanti soprattutto in Irpinia e nelle province di Avellino, Salerno e Potenza.
Un terremoto durato per più di minuto che travolse tutto lasciando un’interminabile serie di macerie e rovine dove gli abitanti restarono sconvolti.
Il terremoto dell’Irpinia ebbe un valore sulla scala Mercalli pari al nono grado. L’evento non fu caratterizzato da un’unica scossa: entro quaranta secondi dalla prima se ne verificarono altre due, anch’esse con magnitudo attorno al 6.4 – 6.6. Come spiegato dall’INGV, è come se in meno di un minuto tre terremoti, tutti più forti di quello dell’Aquila del 2009, avessero colpito l’area.
Danni e vittime del terremoto dell’Irpinia
500 comuni su 700 colpiti, quasi 3.000 morti, più di 8.000 feriti e 280.000 sfollati. Il bilancio del sisma fu gravissimo. Tra i comuni più colpiti quelli di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi e Santomenna.
Ci vollero giorni perché l’Italia capisse l’enormità della tragedia e inviasse i soccorsi necessari.
Il caos e la sottovalutazione del problema lo resero un disastro immane, lasciando per giorni persone sepolte vive dalle macerie. «Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci» raccontò due anni dopo al TG2 il Presidente Sandro Pertini «Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione dei sepolti vivi». La ferita del terremoto dell’Irpinia restò aperta per anni, segnando profondamente sia il paesaggio che la popolazione.
Il post sisma del 1980 e la ricostruzione
In un primo momento successivo al sisma del 1980 i soccorsi furono affidati prevalentemente ad autorità locali e volontari. All’epoca la Protezione Civile non era un’istituzione strutturata e stabile; per questo motivo, l’intervento diretto dello Stato richiese più tempo per essere messo in atto. Ciononostante, il giorno successivo al terremoto arrivarono sul posto circa 27 mila militari. Non mancarono aiuti internazionali.
Furono predisposte 10 mila tende e 1231 vagoni ferroviari per ospitare i senzatetto, mentre circa 16,5 mila persone rientrarono nelle loro case non appena le perizie ne garantirono l’integrità strutturale. Nel corso dei giorni, visto l’avvicinarsi dell’inverno, i senzatetto vennero spostati in strutture più consone come roulottes, scuole o altri edifici pubblici.
Nel corso dei mesi e degli anni successivi vennero stanziati fondi per la ricostruzione ma, secondo il portale CFTI, a vent’anni dal sisma la ricostruzione non risultò ancora completamente terminata e alcune migliaia di persone continuarono a vivere negli alloggi provvisori.