Il terremoto dell’Italia centro-meridionale del 1456 fu uno dei sismi più forti in Italia, con un’intensità di magnitudo 7.1. Ebbe effetti distruttivi su una vasta area del Regno di Napoli a causa della sovrapposizione di più terremoti. Il sisma colpì cinque regioni e le vittime furono più di 30 000.
Il terremoto dell’Italia centro-meridionale del 1456
Considerato il più distruttivo del II millennio, il terremoto dell’Italia centro-meridionale del 5 dicembre 1456 è ricordato come uno dei sismi più forti in Italia.
Con un’intensità di magnitudo 7.1, il sisma si verificò nelle prime ore del mattino, tra le 03.00 e le 04.00 circa, ed ebbe gravi effetti su una vasta area del Regno di Napoli.
A seguito di approfonditi studi, si ritiene che l’epicentro del sisma, avvertito fino in Toscana e Sicilia, fosse localizzato nel distretto sismico dell’Irpinia e che la scossa principale fosse durata almeno due minuti.Quali furono gli effetti e i danni provocati dal sisma?Il sisma del 1456 colpì oltre 90 località su una vasta area dell’Italia centro-meridionale, contando 5 regioni e oltre 30 000 vittime. Gli effetti furono distruttivi in Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata a causa di più terremoti in sequenza che hanno colpito le aree.
I centri colpiti furono numerosi, dai piccoli paesi dell’entroterra campano, molisano e abruzzese alle grandi città come Benevento, L’Aquila e soprattutto Napoli, capitale del Regno all’epoca, dove si registrarono il crollo del campanile della basilica di Santa Chiara e il cedimento della chiesa di San Domenico Maggiore, che dovette essere ricostruita. Inoltre una serie di onde anomale nel porto di Napoli distrusse le barche, mentre un vero e proprio maremoto nel golfo di Taranto investì la costa ionica pugliese.
Intere città vennero cancellate e gran parte dei borghi del centro-meridione andarono distrutti, alcuni dei quali non vennero mai più ricostruiti.
Cosa raccontano le cronache storiche a proposito del terremoto del 1456?
Le fonti storiche riportano che le scosse del sisma furono lunghe, intense e sequenziali, avvertite fino ai primi mesi del 1457. È possibile che l’evento del 5 dicembre sia derivato dall’attivazione quasi simultanea di più sorgenti sismiche e che quindi la vastissima area di danneggiamento potrebbe essere stata causata dalla sovrapposizione degli effetti di più terremoti.
«Nell’anno del Signore 1456, durante la quinta indizione, nella notte di Santa Barbara vergine nel mese di dicembre, alle ore undici della notte, vi fu un immane terremoto, così intenso che non si conserva memoria più antica e non si ha notizia che siano state subite cose simili da tutti gli abitanti in questo Regno di Sicilia sin dall’inizio del mondo.»
(Vincenzo Ciarlanti, Memorie Istoriche del Sannio, 1644)
Alla scossa principale seguirono poi numerosissime repliche, una delle quali, il 30 dicembre, ebbe un’intensità pressoché pari a quella del 5 dicembre, nonostante l’epicentro fosse situato più a nord. Tale replica finì col radere al suolo molti centri abitati già gravemente lesionati dalle scosse precedenti.
A seguito del terremoto, piccoli paesi furono abbandonati e iniziò un processo di decastellamento: la popolazione abbandonò gradualmente i siti fortificati in altura per concentrarsi in pianura.
Come fu gestita la situazione e quale fu la risposta del governo?
La vasta area del Regno di Napoli era all’epoca governata dagli Aragonesi che, dopo il terremoto, non intrapresero grandi iniziative di ricostruzione. Gli interventi da parte del Regno di Napoli furono infatti circoscritti: il re Alfonso il Magnanimo non prese alcun provvedimento straordinario e non accolse le richieste di esenzione dalle tasse da parte dalle comunità più colpite, sostenendo che i superstiti erano in grado di pagarle poiché avevano ereditato i beni dei defunti.
Anche gli interventi papali furono molto limitati, indirizzati essenzialmente a incoraggiare l’opera di ricostruzione di edifici ecclesiastici.
Il terremoto era percepito come una disgrazia occasionale che nella cultura governativa del tempo non richiedeva, pur nella sua tragicità, interventi specifici, eccetto il ripristino di opere pubbliche (come fortezze, strade e ponti) che potevano compromettere le opere di difesa militare.
Il peso di questa ricostruzione ricadde dunque interamente sulle spalle della popolazione residente.