Le cause umane dei terremoti

LE CAUSE UMANE DEI TERREMOTI

È da tempo noto che la maggior parte dei sismi siano il diretto risultato dei movimenti naturali delle placche tettoniche del nostro pianeta. Nonostante ciò, esiste anche la possibilità che i terremoti vengano causati da attività antropiche, sono i cosiddetti terremoti indotti. Questi tipi di sismi sono per la maggior parte collegati ad attività industriali come l’estrazione di gas e petrolio, la realizzazione di dighe e lo sfruttamento di energia geotermica.

Funzionamento terremoti indotti

 

Molto spesso però la definizione di “terremoto indotto” causa delle ambiguità. In senso stretto, un terremoto si dice indotto se si verifica come conseguenza diretta dell’attività umana, si parla invece di terremoto innescato quando l’attività antropica agisce solo come “acceleratore” di un processo già in atto.

Per quanto riguarda la realizzazione di dighe, è opportuno specificare che non tutte le dighe possono essere causa di un terremoto, infatti Secondo l’International Commission on Large Dams, soltanto quelle con una profondità superiore ai 100 metri possono dare problemi di questo tipo.

Negli ultimi anni diverse regioni del mondo hanno subito cambiamenti significativi nei modelli di ricorrenza dei terremoti a causa dell’iniezione di fluidi su larga scala. Quando l’obiettivo è lo sfruttamento di energia geotermica le sollecitazioni sono dovute alla stimolazione idraulica con l’immissione di acqua ad alta pressione. Nel caso invece dell’estrazione di idrocarburi le acque reflue prodotte durante il processo sono poi smaltite nel terreno.

Tra le aree maggiormente colpite dal fenomeno figurano l’Oklahoma negli Stati Uniti, il bacino del Sichuan in Cina e il bacino sedimentario del Canada occidentale.

I TERREMOTI INDOTTI IN ITALIA

 In Italia le principali attività che causano sismicità indotta sono impianti di estrazione/stoccaggio di idrocarburi nel sottosuolo, impianti geotermici e, solo in una piccola parte, le dighe.

 Anche l’estrazione e lo stoccaggio di gas nel sottosuolo possono causare sismi, a seconda della tipologia dell’impianto e dalla quantità di fluidi coinvolti. In Italia un caso noto è quello del 2012 in Emilia-Romagna, nell’area di Cavone.

SONO FREQUENTI, BISOGNA PREOCCUPARSI?

L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha registrato 16 casi di sismi indotti ipotizzati e documentati dagli anni ‘50 ad oggi in Italia, contro i circa 126mila naturali. Si tratta quindi dello 0,01% circa, sarebbe un errore perciò definirli come fenomeni frequenti.

Per ridurne la pericolosità e la frequenza, nel 2014 il Ministero dello Sviluppo Economico ha redatto delle linee guida chiamate “Indirizzi e linee guida per il monitoraggio della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle pressioni di poro nell’ambito delle attività antropiche”. Queste ci permettono di valutare l’impatto umano dell’iniezione di gas nel suolo tenendo conto sia di parametri sismici sia del terreno.

Queste linee guida vengono applicate attraverso un sistema “a semaforo”, ossia un insieme di 4 livelli di allerta riferiti al sito in questione, in particolare:

  • Verde: tutti i parametri rientrano negli standard
  • Giallo: i parametri superano gli standard, gli impianti coinvolti devono comprendere se la variazione è dovuta all’attività umana
  • Arancione: riduzione delle operazioni a seguito della accertata connessione tra attività antropica e aumento dei valori
  • Rosso: stop delle operazioni, si applica quando anche la riduzione delle operazioni non è sufficiente a far rientrare i parametri negli standard

Per il monitoraggio dei valori e del sistema in generale il ministero nomina una struttura preposta che molto spesso coincide con l’INGV.

 

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Fonte 1

Fonte 2

 

 

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