Il terremoto di Umbria e Marche del 1997

Il terremoto di Umbria e Marche del 1997 interessò parte delle due regioni dell’Italia centrale nel settembre-ottobre 1997 e nel marzo 1998.

 

Il terremoto di Umbria e Marche del 1997

Il 26 settembre 1997 due eventi sismici di magnitudo Mw 5.7 e 6.0 colpirono l’area di Colfiorito (al confine tra Umbria e Marche) a distanza di nove ore l’uno dall’altro (alle 2:33 e alle 11:40 ore italiane). Il sisma ebbe intensità massima del IX grado Mercalli.

La sequenza sismica del 1997 al confine tra Umbria e Marche rappresenta uno spartiacque per la sismologia italiana. Fu il primo terremoto per cui furono raccolti dati di alta qualità rilevati dalle reti di monitoraggio a terra e dai satelliti. Il quadro che questi dati fornirono permise di delineare con una precisione mai raggiunta prima le caratteristiche delle faglie che si erano attivate e dei meccanismi di generazione dei terremoti appenninici. Gli eventi sismici degli anni successivi, quelli dell’Aquila nel 2009 e la recente sequenza di Amatrice del 2016-2017, hanno confermato molte delle interpretazioni tratte dagli studi sui terremoti del 1997, evidenziando ulteriori elementi caratteristici. La galleria fotografica mostra alcune immagini della Rete Sismica Mobile dell’ING (Istituto Nazionale di Geofisica, poi confluito nell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), installata nelle prime ore dopo i terremoti del 26 settembre, che ha rappresentato uno degli strumenti più importanti per la ricerca sismologica, nonché un punto di riferimento informativo molto importante per la comunità locale colpita dal terremoto nel 1997.

 

 

Le scosse del 26 settembre 1997

Il 26 settembre, alle 2:33, ci fu una scossa di terremoto del VIII-IX grado della scala Mercalli, di magnitudo 5.7, con epicentro a Cesi. Numerose case furono danneggiate gravemente dal sisma, specialmente quelle dei comuni di Foligno e di Nocera Umbra, dove risultò inagibile circa l’85% degli immobili. La mattina molte scuole furono chiuse o per precauzione o per inagibilità. Molte chiese, fra le quali la Basilica di San Francesco ad Assisi, subirono gravi danni.

Nello stesso giorno, alle 11:40:26, una scossa di magnitudo 6.0 e IX grado Mercalli, con una profondità di 9.8 km ed epicentro ad Annifo sconvolse ancora moltissimi paesi tra l’Umbria e le Marche. Fu questo il maggiore evento registrato. Dopo le due vittime del mattino, si aggiunsero altre otto vittime.

 

Scosse successive

Il 14 ottobre 1997, alle 17:25, un distinto terremoto, con epicentro tra Sellano e Preci, colpì nuovamente le zone terremotate con una magnitudo di 5.6, aggravando la già pessima situazione delle abitazioni.

Dopo un periodo di continue scosse minori, il 26 marzo 1998 fu registrata una scossa con epicentro questa volta a Gualdo Tadino, con una magnitudo pari a 5.4. Questa fu avvertita in moltissime città italiane a causa della grande profondità dell’ipocentro, localizzato a ben 45 km. La profondità, d’altra parte, attenuò la potenza del terremoto nei territori adiacenti all’epicentro, limitando i danni. Le scosse di maggior intensità finirono tra il 3 e 5 aprile, con 5.1 e 4.7 di magnitudo.

Il 1º novembre 1997 presso il COM (Centro Operativo Misto) del comune di Foligno, fu sperimentato grazie alla collaborazione tra esercito e comune il primo sito internet al mondo di una emergenza nazionale di protezione civile: www.terremoto.org. Il sito internet permise di comunicare in tempo reale per la prima volta i dati dei campi di accoglienza superando la tecnologia FAX; delegazioni di tutto il mondo poterono apprezzare la neotecnologia internet nella gestione delle emergenze.

 

Danni e vittime del terremoto del 1997

I comuni maggiormente interessati dal sisma furono Foligno, Nocera Umbra, Preci, Sellano, Assisi e Spello in Umbria, Fabriano, Serravalle di Chienti e Camerino nelle Marche.

La scossa notturna del 26 settembre lesionò gravemente gli edifici dei centri appenninici. Quella del mattino determinò il crollo di alcuni edifici o parti di essi, già lesionati dalle scosse precedenti, fra cui la volta giottesca della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.

I danni vi furono anche nelle Marche, e in particolare nelle zone più vicine al confine con l’Umbria e quindi più vicine all’epicentro. Molti edifici presentarono vistose crepe e vi furono dissesti stradali, alcune strutture vennero dichiarate inagibili. Si registrarono danni notevoli anche a Visso, Fabriano, Matelica, Pioraco e Fiuminata.

 

 

Nel crollo di Assisi restarono uccise quattro persone, di cui due tecnici e due frati, che stavano verificando i danni. Le immagini di questo crollo furono riprese dal cameraman di Umbria Tv Paolo Antolini, che in quel momento si trovava all’interno della basilica insieme alla giornalista Sofia Coletti. Durante il crollo i due redattori rimasero illesi mentre le loro immagini fecero il giro del mondo. Il bilancio definitivo fu di 11 morti, circa 100 feriti e almeno 80.000 sfollati.

 Del terremoto esiste un’altra emblematica ripresa del 14 ottobre 1997: quella sul crollo della lanterna del Palazzo Comunale di Foligno, già gravemente lesionata dalle scosse precedenti. Complessivamente il terremoto umbro-marchigiano causò, direttamente o indirettamente, il decesso di undici persone e ingenti danni a monumenti e opere d’arte.

 

 

Opere di restauro e ricostruzione

Solo per il restauro della volta della basilica assisiate, in particolare, occorsero circa 35 milioni di euro. Per i circa 33.000 interventi di soccorso furono previsti approssimativamente 8 miliardi di euro di spesa.

 A distanza di anni, molti abitanti delle zone terremotate vivevano ancora nelle case in legno strutturale.

Secondo i dati dell’Osservatorio sulla Ricostruzione della Regione Umbria, al dicembre 2014, risultava rientrata nelle case lesionate dal sisma il 97% della popolazione colpita dai danni, con una spesa di 5,106 miliardi di euro.

 

Fonti:

Fonte 1          Fonte 2          Fonte 3

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