Le interpretazioni dei terremoti nell’antichità

LE INTERPRETAZIONI DEI TERREMOTI NELL’ANTICHITÀ

Nel corso delle varie epoche il terremoto ha avuto un diverso impatto sulle popolazioni e in ogni epoca le varie comunità hanno espresso una propria cultura nel trattare tale fenomeno.

Questo accade poiché nell’antichità i terremoti erano circondati da un alone di mistero e di magia: in pochi attimi le città venivano distrutte e sembrava apparentemente non esserci alcun rimedio.

Le credenze in Cina e Giappone

Gli antichi cinesi ritenevano che i terremoti fossero causati da improvvisi e bruschi movimenti di un drago presente nel sottosuolo, che aveva testa di leone, artigli d’aquila e coda di serpente. Per quanto riguarda la credenza giapponese invece il pensiero era quello che i terremoti fossero causati dalle convulsioni di un gigantesco pesce gatto (che viveva al centro della Terra). I suoi movimenti erano contrastati da un dio munito di un martello di pietra, ma quando il dio si distraeva, il pesce gatto iniziava ad agitarsi e a far tremare la terra.

Il pesce gatto della credenza giapponese

I filosofi greci della scuola ionica

Fin dall’antichità l’umanità, e in particolare la filosofia, ha cercato di dare una spiegazione razionale agli eventi sismici. I filosofi greci della scuola ionica furono molto attivi in questo campo.

Talete pensava che la Terra fosse un’immensa nave che galleggiava sull’acqua, il cui moto ondoso generava i terremoti. La convinzione di Anassimandro e Anassimene era invece quella che i terremoti fossero causati da improvvisi crolli sotterranei, attribuibili ad assestamenti del terreno causati dall’alternarsi di umidità e siccità.

Aristotele attribuiva invece la causa dei terremoti ai venti solari, i quali soffiando sulla Terra urtavano violentemente contro ciò che li ostacolava causando così gli eventi sismici.

 

L’epoca del Rinascimento

In quest’epoca iniziarono ad avere più rilevanza le scienze della terra (in particolare per quanto riguarda la mineralogia, lo studio dei fossili e le teorie sulla formazione delle montagne).

Durante il Rinascimento vennero riprese le teorie di Aristotele, infatti nel 1570 il filosofo Bernardino Telesio formulò l’ipotesi che la causa dei terremoti fosse attribuibile ai forti venti che scorrevano nelle profondità della Terra e nelle scariche dei fulmini.

Successivamente Galileo Galilei ipotizzò che i terremoti fossero provocati dagli urti degli oceani in movimento contro le coste. Nella credenza popolare, invece, il terremoto era ritenuto opera del demonio e legato pertanto alla stregoneria.

L’Ottocento e il Novecento

Verso la fine dell’Ottocento il concetto di faglia terrestre iniziò ad essere associato allo scatenarsi dei terremoti. L’ingegnere irlandese Mallet formulò appunto l’ipotesi che il terremoto fosse prodotto da fratturazioni in profondità delle rocce. Fu poi Reid nel 1906 che, analizzando il catastrofico terremoto che colpì San Francisco in California alla faglia di San Andreas, formulò un modello di interpretazione dei terremoti, che seppure troppo schematico, fu la base per i moderni studi di sismologia.

 

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