Il terremoto della Calabria meridionale e Messina del 1908

Il terremoto della Calabria meridionale e Messina del 1908 fu uno degli eventi sismici più catastrofici del XX secolo. Il sisma, di magnitudo 7.2, danneggiò gravemente le città di Messina e Reggio Calabria nell’arco di 37 secondi.

Il terremoto della Calabria meridionale e Messina del 1908

Lunedì 28 dicembre 1908 un terremoto di 7.2 Mw (XI Mercalli) colpì le città di Messina e Reggio Calabria nella primissima mattinata (5:20 ora locale circa). Con epicentro nel comune di Reggio Calabria, il terremoto è considerato uno dei più potenti e devastanti sismi della storia italiana.
Il terremoto calabro-siculo, oltre a distruggere interi edifici, interruppe tutte le vie di comunicazione (strade, ferrovie, tranvie, telegrafo e telefono). Metà della popolazione della città siciliana e un terzo di quella della città calabrese perse la vita.

Quali furono gli effetti e i danni provocati dal sisma del 1908?
Il terremoto della Calabria meridionale e Messina del 1908 è considerato la più grave catastrofe naturale in Europa per numero di vittime e il disastro naturale di maggiori dimensioni che abbia mai colpito il territorio italiano.

Oltre ai danni provocati dalle scosse sismiche e dagli incendi, si aggiunsero quelli causati dal maremoto, di impressionante violenza, che si riversò sulle zone costiere di tutto lo Stretto di Messina con ondate devastanti, di un’altezza compresa tra i 6 e i 12 m. La marea risucchiò barche, cadaveri e feriti e molte persone affogarono trascinate al largo. In poco tempo lo tsunami raggiunse perfino l’isola di Malta, dove strade e negozi furono inondati e le imbarcazioni trascinate a riva dall’impeto delle acque. Anche i mareografi di Napoli e Civitavecchia, rispettivamente a 300 e 500 km di distanza, registrarono le variazioni del livello del mare.

L’evento devastò la città di Messina, causando il crollo del 90% degli edifici. Le caratteristiche dei terreni di fondazione e la qualità delle costruzioni determinarono la gravità dei danni osservati. Rimasero sotto le macerie civili, forze dell’ordine, militari e più della metà dei componenti del consiglio comunale. La città, che all’epoca contava circa 140.000 abitanti, ne perse circa 80.000.

Palazzo Grano Roccafiorita Messina 1908

Palazzo Grano Roccafiorita, Messina 1908

A Reggio Calabria andarono distrutti diversi edifici pubblici, come caserme e ospedali che subirono gravi danni. Drammatico fu il problema del mantenimento dell’ordine pubblico dopo la scossa: una banda di detenuti evasi, a causa del crollo delle carceri giudiziarie, prese di mira le rovine del Palazzo dei Tribunali per bruciare l’archivio e della Banca d’Italia allo scopo di entrare nel caveau. Qui si registrarono circa 15.000 vittime su una popolazione di 45.000 abitanti.

Altissimo fu il numero dei feriti e catastrofici furono i danni materiali. L’evento condizionò per anni l’economia e le dinamiche demografiche delle aree colpite, che furono caratterizzate da un momentaneo spopolamento al quale seguì un flusso migratorio richiamato dalla richiesta di manodopera necessaria alla ricostruzione. Le scosse di assestamento, che furono in totale 293, si ripeterono con frequenza nelle giornate successive e fin quasi alla fine del mese di marzo 1909.

Sfollati terremoto Messina 1908

Sfollati terremoto Messina 1908


Cosa causò il sisma calabro-siculo?
Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il terremoto della Calabria meridionale e Messina del 1908 è stato causato dal movimento di una grande faglia normale cieca a basso angolo di immersione a SE. Nel 2019 i ricercatori dell’Università Birkbeck di Londra hanno identificato la faglia attiva responsabile del terremoto come la faglia Messina-Taormina precedentemente mappata, ma poco studiata, che si trova al largo della costa siciliana e corre lungo lo Stretto di Messina. Questa zona di tratto tettonico regionale è nota come Arco Calabrese, punto di contatto Africa-Eurasia.

Cosa raccontano le cronache storiche a proposito del terremoto di Messina del 1908?
Dopo il terremoto che colpì Messina 28 dicembre I siciliani e i calabresi vennero immediatamente soccorsi da navi russe e britanniche che si trovavano a Siracusa e ad Augusta, mentre gli aiuti italiani arrivarono nella mattinata del 29 dicembre. Il ritardo fu causato dal fatto che i piroscafi partirono da Napoli e in tarda serata, subito dopo che le reali notizie sulla catastrofe arrivarono al Governo.

I giornali scrissero:

«Oramai non v’è dubbio che, se a Reggio fossero giunti pronti i soccorsi, a quest’ora non si sarebbero dovute deplorare tante vittime.»

«Si è assodato che Reggio rimase per due giorni in quasi completo abbandono. I primi ad accorrere il giorno 28 in suo soccorso vennero a piedi da Lazzaro – insieme al generale Mazzitelli e a poche centinaia di soldati […]. Questa squadra ebbe contegno mirabile e diede aiuto alle migliaia di feriti giacenti presso la stazione. […] Appena giunti furono circondati da una turba di affamati e il pane da essi portato veniva loro strappato letteralmente dalle mani. Sicché essi dovettero patire la fame fino al giorno 30 quando cominciò l’arrivo delle navi.»

Il futuro premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo si trasferì a Messina tre giorni dopo il terremoto e successivamente rievocò l’esperienza nella poesia Al Padre:

«Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato.»

(Salvatore Quasimodo, Al Padre)

Rovine del Duomo di Messina, 1908

Rovine del Duomo di Messina, 1908

 

Quale fu l’intervento del Paese e come furono gestite le opere di ricostruzione dopo il sisma del 28 dicembre 1908?
Per la prima volta nella Storia iniziò una corsa all’aiuto per i terremotati colpiti dal sisma. In tutta Italia si crearono centinaia di comitati spontanei per portare soccorsi, sia in denaro sia in generi di prima necessità. Le città più vicine a Messina, come Catania e Siracusa, ospitarono nei propri ospedali, ma anche nelle scuole e nelle case private, centinaia di feriti.

Furono in molti, personaggi noti e persone comuni, a partire alla volta di Messina per prestare il loro aiuto. Subito dopo il terremoto la regina Elena, principessa del Montenegro divenuta sovrana d’Italia sposando nel 1896 Vittorio Emanuele III, si recò a Messina con il marito per soccorrere i feriti. Sulle navi della Regia Marina, trasformate in ospedali, la regina aiutò i terremotati fasciando ferite, aggiustando ossa, assistendo i medici, portando conforto a chi aveva perso tutto.

Persone in strada dopo il terremoto di Messina, 1908

Persone in strada dopo il terremoto di Messina, 1908

In pochi giorni, a Messina, apparvero le antenate delle baraccopoli cui ci hanno abituati i terremoti italiani del secondo dopoguerra: le “michelopoli”, chiamate così perché a farle costruire fu il giovane deputato emiliano Giuseppe Micheli.

Per aiutare le vittime del terremoto della Calabria meridionale e Messina del 1908 non si mobilitò solo l’Italia: gli interventi arrivarono anche da altre parti del mondo, specialmente dalle capitali europee. Perfino Theodore Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, convocò d’urgenza il Congresso che decise di stanziare 50 mila dollari e di mandare 16 navi della flotta americana nelle zone maggiormente colpite dal sisma.

Soccorritori inglesi prestano aiuto dopo il terremoto di Messina, 1908

Soccorritori inglesi prestano aiuto dopo il terremoto di Messina, 1908

Fonti:
Fonte 1             Fonte 2              Fonte 3              Fonte 4               Fonte 5

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